Lo Stato ecclesiastico vantava al suo interno diversi centri per la produzione del ferro, localizzati per lo più nella Provincia di Patrimonio: nonostante ciò non ha mai raggiunto l'autosufficienza, come dimostrano alcune relazioni dai toni amari
Dalla sola Germania sono stati mandati annualmente novecento e più barili di semplici chiodi, e più centinaia di fasci di gomene. Da paesi esteri vengono li gangani, bandelle, serrature, ed altri Lavori più ovii, e materiali... In Ronciglione resta continuamente chiusa una, o due delle Ferriere camerali, e l'altre lavorano molto lentamente. In Sutri, Capranica, Bracciano, Viterbo ed altri luoghi succede lo stesso ed anche peggio) [ASR, Camerale II Dogane, b. 40]
Uno dei centri più produttivi dell'intero Stato era il ducato di Bracciano, diventato, a metà del XVIII sec., la capitale pontificia del ferro: al 1762, con 1.525.382 libbre di ferraggio (ovvero 517 t di ghisa) e 80 centi di vena (ovvero 880 t di minerale) superava tutti gli altri centri di produzione.
Lo sviluppo di questa importante industria nel ducato di Bracciano è legata alla famiglia Orsini: in particolare si deve a Paolo Giordano I, l'introduzione, nella seconda metà del '500, della prima ferriera braccianese, e a Paolo Giordano II, per mezzo del matrimonio da lui contratto con la principessa Isabella Appiani di Piombino, l'afflusso ai forni ducali dell'abbondante materia prima prodotta in Toscana (che ha comportato l'energica crescita dell'attività).
Le ferriere di Castel Giuliano segnate nel Catasto Alessandrino (1660) |
L'acquedotto Odescalchi e le prime 4 ferriere nel catasto Gregoriano |
Una delle ferriere, oggi restaurata a trasformata in auditorium |
Nel periodo napoleonico il francese Morel ristruttura l'altoforno, che diventa il più moderno dello Stato pontificio; assieme al forno di Canino alimenta una serie di ferriere disperse per lo più nel territorio della Tuscia viterbese, da San Martino a Civitella Cesi, a Sutri, a Vetralla, oltre al più importante centro produttivo di Ronciglione. Verrà infine demolito negli anni '50 del XX secolo.
La Ferratella di Villa Flavia (fraz. Pisciarelli di Bracciano) |
Un'altro piccolo centro produttivo braccianese era la c.d. Ferratella, ancora attiva negli anni '20 del XIX sec. Mancando nelle immediate vicinanze un corso d'acqua, è probabile che la struttura fosse alimentata riattivando il piccolo acquedotto orsiniano che nel '500 portava l'acqua della Fiora alle Delizie di Villa Flavia, luogo di delizie del cardinale Virginio Orsini, da secoli in stato di abbandono.
(fonte: Cavallini M., Gigante E.G., De Re Metallica. Dalla produzione antica alla copia moderna, l'Erma di Bretschneider, Roma 2007)
(fonte: Cavallini M., Gigante E.G., De Re Metallica. Dalla produzione antica alla copia moderna, l'Erma di Bretschneider, Roma 2007)
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