venerdì 31 gennaio 2014

Memoria sull'acquedotto di Bracciano

Catasto Gregoriano. Leggenda: A - cartiera; B - mulino a grano

L'acquedotto Odescalchi serviva alle necessità industriali e civili del paese di Bracciano fin dagli inizi del '700. L'uso umano dell'acqua era considerato secondario rispetto allo sfruttamento legato alle ferriere e ai mulini, tanto che la concessione dell'acqua per l'uso della fontana davanti al palazzo comunale era concessa in uso precario: bisognerà attendere il 1835 perché la Comunità di Bracciano ottenga in perpetuo questo diritto, a seguito di uno scambio con il duca Marino Torlonia, al quale cedeva la proprietà del fontanile comunale dei Cretoni, posto alla Doganella.

L'acqua instradata verso la pubblica fontana, tuttavia, continuava ad essere prelevata dal ricasco delle Cartiere (A) (dal 1776), subito a monte del mulino a grano (B): ciò significava che la popolazione doveva utilizzare, anche per uso potabile, l'acqua che aveva attraversato i macchinari che lavoravano la carta, con conseguenti ricadute sulla qualità della stessa.

Il problema inizia a sentirsi dopo l'unità d'Italia, quando matura la sensibilità della popolazione su questo problema: nel 1875 la questione del “miglioramento delle condizioni igieniche delle acque potabili” ora ormai 
un “bisogno universalmente sentito ed espresso dalla pubblica opinione”. Come soluzione si chiedeva di poter prelevare l'acqua  “di sopra al Bottino delle Cartiere a vece che al Molino a grano”.

Al problema viene data soluzione negli anni seguenti, con la concessione di poter innestare un nuovo condotto a monte delle Cartiere, a spese del Comune e con l'obbligo di condurre una parte dell'acqua per uso dell'ospedale: il tutto in cambio della stipula di una serie di convenzioni riguardanti per lo più gli usi civici.


In preparazione alla stipula della transazione tra i principi Odescalchi e la Comunità di Bracciano fu redatta una Memoria sull'acquedotto di Bracciano, che sintetizzava la storia e la posizione giuridica dell'opera idraulica e delle acque che trasportava: il testo completo è stato digitalizzato da Terre degli Orsini, ed è consultabile QUI.

Una delle fonti consultate

martedì 28 gennaio 2014

Lo stravagante tentativo di estorsione del comitato centrale supremo per la Repubblica Universale ai danni di Livio III Odescalchi, duca di Bracciano

“Il fine giustifica i mezzi”. Riflettete dunque che un momento di ritardo nel fare questa spedizione potrebbe esservi fatale!
Logo del Comitato per la Repubblica Universale

Nel 1871 Livio III Odescalchi, duca di Bracciano, fu vittima di uno stravagante tentativo di estorsione, perpetrato a suo danno da J. Nathan, sedicente segretario del Comitato Centrale Supremo della Repubblica Universale. Il testo, trascritto e in originale, è stato digitalizzato da Terre degli Orsini.

lunedì 27 gennaio 2014

Le eccellenze braccianesi: il pisello verde tardivo di Boccalupo


Nel periodo racchiuso tra l'unità d'Italia e la prima guerra mondiale l'agricoltura della penisola conobbe una fase di forte sperimentazione e innovazione, in parte alimentata dal processo di privatizzazione delle terre, fenomeno in atto da decenni, ma che allora conobbe un'intensificazione (e che, parallelamente, proletarizzando lo strato più debole dei contadini, offrì alla nascente industria forza lavoro in saldo).
All'epoca le campagne braccianesi furono protagoniste di numerosi esperimenti, sia tecnologici, che colturali: uno dei più riusciti fu l'introduzione di una varietà greca di pisum sativum, detto  Pisello Thenos. Questa varietà aveva diversi pregi: si presentava con baccelli belli e grossi, mentre i suoi granelli erano dolci, gustosi e di facilissima digestione; inoltre si prestava meglio di altri per la conservazione invernale e manteneva la freschezza per 4-5 giorni, senza perdere la tenerezza e il sapore primitivo.
Questo pisello, per essere stato coltivato intensamente nelle terre di Boccalupo, e quivi essersi ambientato egregiamente, fu commercialmente denominato Pisello verde tardivo di Boccalupo. La pianta, infatti, voleva terreni di consistenza media e di composizione argilloso-calcarea o sabbioso-argilloso-calcarea, ma, soprattutto, apprezzava molto i terreni a castagno disboscati e messi a coltura, che in questo angolo di territorio erano molto diffusi.
Nei mercati romani divenne presto conosciutissimo e molto ricercato, tanto da generare gelosie fra gli altri produttori.

domenica 26 gennaio 2014

Le eccellenze braccianesi: l'allevamento delle mucche Simmental


Per ravvivare l'industria del latte fu importata a Bracciano la mucca di tipo Simmental, proveniente dalla svizzera. Questa razza, sebbene non fosse della più produttive, si acclimatò bene, e, per via della facilità d'ingrasso, poteva essere sfruttata anche per la carne. I primi esemplari giunsero direttamente dalla Svizzera, per tramite del Giovanni Battista Cerletti, un ex garibaldino originario di Chiavenna, che da giovane aveva partecipato alla III guerra d'indipendenza, divenuto uno dei principali esperti italiani di enologia e viticoltura, tanto da guadagnarsi il titolo di commendatore.

sabato 25 gennaio 2014

Le eccellenze braccianesi: i maiali del sindaco

Maiale Yorkshire

In Italia l'allevamento di suini è sempre rimasto legato alle razze esistenti in antico, già descritte da Columella. Soltanto dopo l'unità d'Italia il Ministero dell'Agricoltura inizia ad interessarsi alle razze inglesi, come la Berkshire e la Yorkshire. Numerosi allevatori, al tempo, cercarono di incrociare con profitto queste razze nordiche importante, in genere, a spese del Governo o della Corona: i risultati migliori erano spesso premiati nei concorsi agrari nazionali e regionali.
In occasione del concorso agrario regionale (del Lazio) del 1876 la medaglia d'oro fu attribuita alla Scuola Podere di Villa Corsini (un istituto agrario che era stato fondato nel 1872, a Valmontone, e da pochi mesi trasferito nel terreno annesso al così detto "casale di S. Pio V" sul Gianicolo) per una eccezionale scrofa Berkshire; le medaglie d'argento e di bronzo furono assegnate al Sindaco di Bracciano Paolo Traversini, la prima per un verro Yorkshire, la seconda per alcune scrofe di grossa taglia della medesima razza.
Nonostante le "gambe troppo alte" e la "testa troppo piuttosto grossa", la razza Yorkshire era stimata per gli incroci, che avrebbero potuto correggerne i difetti mantenendone la capacità di sviluppare dimensioni notevoli.

martedì 7 gennaio 2014

Villa Flavia - Villa Caprari

Villa Flavia, un'area oggi disabitata e assorbita dai boschi a nord della frazione Pisciarelli di Bracciano, prende il nome dal cardinale Flavio Orsini, che nel Cinquecento la elesse a sito di erezione della sua villa di "delizie". Prima di allora questa contrada prendeva il nome di Bonaventura, "interessantissimo ricordo dei Venturini" (G. Tomassetti), famiglia che nei secoli XII-XIV aveva dominato sulla costa tirrenica tra Ceri e Santa Marinella, e in alcune aree dell'entroterra come Rocca Romana (da cui il nome), Manziana e Bracciano: è poco noto ma il ramo Venturini della famiglia (ipocoristico di Bonaventura, il capostipite), probabilmente attraverso la contrazione di matrimoni con i veri dominatori della Tuscia, i Prefetti di Vico, riuscirono ad innestarsi anche nel territorio braccianese, nell'area di Pisciarelli, ove tutt'oggi sopravvive la loro memoria nel vecchio casale detto Villa Bonaventura, in località Poggio.
Villa Flavia
I Venturini mantennero il possesso di questa zona fino all'arrivo degli Orsini, che vollero unificare il feudo ricevuto in vicariato da Martino V: l'ultimo esponente del ramo braccianese della famiglia, il possente Buccio Nigro, vendette la sua quota nel 1428.
La villa di delizie fatta erigere dal cardinale Orsini ebbe vita breve: già con gli ultimi esponenti della famiglia sembra che abbia perso la sua funzione ricreativa, e, all'arrivo degli Odescalchi, era già ridotta a casa colonica, al pari delle altre strutture che qui esistevano.
Molti degli edifici che facevano parte di quest'area si conservano ancora oggi, sotto forma di ruderi: uno di questi è villa Caprari, un casaletto di due piani posto al centro di un'area produttiva parte seminativa, parte vignata.
Villa Caprari
Villa Caprari, ambiente segreto

Villa Caprari, scale esterne